Autore Topic: Addio a Steve Jobs  (Letto 1663 volte)

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Offline Duke Nukem

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Addio a Steve Jobs
« il: 06 Ott 2011 03:04:12 »
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Offline Esp

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #1 il: 06 Ott 2011 08:30:03 »
Doverose condoglianze.




"Quando volgi le spalle al sole non vedi che la tua ombra."




"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte." (da "Eleonora", Edgar Allan Poe)

Offline Calavera

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #2 il: 06 Ott 2011 11:13:20 »
Sicuramente un visionario dei nostri tempi, condoglianze!





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Offline Luca76

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #3 il: 06 Ott 2011 11:46:00 »
Questa mattina, la lugubre notizia sul giornale. Ci lascia un grande dell'informatica, condoglianze.

Luca
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Offline Vitali80

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #4 il: 06 Ott 2011 12:37:13 »
Ci lascia un altro Grande con la G maiuscola.
Veramente un uomo diverso dalla massa e ha fatto grandi cose.
Mi spiace molto.
« Ultima modifica: 09 Dic 2013 19:07:15 da vitali80 »



Offline gira93

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #5 il: 06 Ott 2011 14:01:25 »
Ho appreso la notizia stamattina. Mi dispiace molto è stato un vero visionario, Apple non sarà più la stessa...

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Offline Fraste_

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #6 il: 06 Ott 2011 17:52:31 »
io l'ho appresa verso le 2 in pausa lavoro... non credo sia stato rivoluzionario molte cose esistevano gia ma nessuno le voleva... ha fatto della sua compagnia una moda...








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Offline Calavera

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #7 il: 06 Ott 2011 18:11:50 »
Ti sbagli Fraste! ;)
E' stato il primo a commercializzare, se non inventare il mouse per computer e un sistema operativo con interfaccia grafica! E siamo nel 1977!!!! Fai conto che il C64 è dell'82 e l'AmigaOS è dell'83!
E' andato talmente controcorrente che dopo aver fondato la Apple ne è stato licenziato dai suoi azionisti! Cioè, ma come fai a essere licenziato dall'azienda che tu stesso hai fondato? O sei un pazzo o un genio o un rivoluzionario... o un pò tutto quanto!

E per inciso: a me l'attuale moda (perchè, qualità o meno, lo è) della Apple mi sta sulle scatole, senza offesa per nessuno! Tu sai benissimo che io mai ho avuto qualcosa della Apple, quindi non parlo per partito preso! Però il discorso di Stanford devo dire che è servito a farmi rivalutare il personaggio!





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Offline Fraste_

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #8 il: 06 Ott 2011 18:36:13 »
non è vero ha preso ai tempi dei sistemi avanzatissimi che gia avevano la grafica e li ha "rubati"... il mouse lo aveva gia ibm ma non lo vendeva (costava troppo..) mentre per quanto riguarda i tablet e iphone attuali il palmare esisteva da tanto! li ha rifatti vendendoli nella moda... =)








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Offline Calavera

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #9 il: 06 Ott 2011 19:01:16 »
Allora diciamo che è stato un ottimo imprenditore! :) Comunque è un topic di condoglianze, nell'atto della morte una certa dignità alla persona andrebbe riconosciuta! Non era un killer o un dittatore dopotutto!





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Offline Gianni

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #10 il: 06 Ott 2011 20:15:49 »
La notizia mi ha scosso profondamente per una serie di ragioni che non vi sto a spiegare.
Una persona da ammirare e da prendere come esempio: è partito dal nulla, avendo con sé solo un bagaglio fatto di sogni, capacità, voglia di fare e perché no, anche un pizzico di follia...Alla faccia di tutta quella gente che riesce a fare carriera solo grazie alle spintarelle (e poi si ritrova sulla scrivania un Mac fiammante, acquistato solo perché fa tendenza).
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Scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli. (Emilio Salgari)

Offline dreamone

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #11 il: 07 Ott 2011 00:34:40 »
Un grande dell'informatica anche se per alcune cose non veniva apprezzato!!
Riposi in pace...

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Offline sev7en

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #12 il: 07 Ott 2011 19:26:05 »
Grazie di tutto... senza di te Apple tornerà nell'oblio e con essa la creatività, il genio, l'innovazione che in questi anni hanno dettato mode e tendenze, creato nuovi mercati, mostrati orizzonti su praterie sterminate.


Mi mancherai,

Offline guybrush

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #13 il: 07 Ott 2011 23:03:42 »
Mi unisco alle condoglianze, ne apprezzo il genio... però il mio giudizio sulle politiche della Apple non cambia, ma magari ne riparleremo in un momento più appropriato...
 

Offline sev7en

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Re: Addio a Steve Jobs
« Risposta #14 il: 09 Ott 2011 19:48:38 »
In sua memoria, il suo storico... epico... commovente discorso. L'ho ascoltato almeno 10 volte, ogni volta è come se lo risentissi per la prima volta, stesse emozioni, stessa devozione per un uomo che nella vita prima di raggiungere il successo ha sofferto come non pochi e anche quando all'apice, sulla vetta del mondo, anzichè godersi-sfruttare-sperperare quanto accumulato ha continuato imperterrito, come fosse il primo dei mendicanti, a ricercare quella perfezione e quell'idea di bello semplice funzionale che oggi appare come un'oasi nel deserto. Grazie Steve...

Citazione
quote:
Leggete il discorso in lingua originale: Stay Hungry, Stay Foolish.

"È per me un onore essere qui con voi, oggi, alle vostre lauree in una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. Anzi, per essere onesto, questa è l’esperienza più vicina ad una laurea che mi sia mai capitata. Oggi voglio raccontarvi tre storie della mia vita. Tutto qui, niente di eccezionale: solo tre storie.

La prima storia riguarda l’unire i puntini.
Lasciai il Reed College dopo il primo semestre, ma continuai a frequentare in maniera ufficiosa per circa 18 mesi prima di abbandonare definitivamente. Perché mollai?

Tutto cominciò prima che nascessi. Mia madre biologica era una giovane studentessa di college non sposata e decise di darmi in adozione. Credeva fortemente che avrei dovuto essere cresciuto da persone laureate e fece in modo che tutto fosse organizzato per farmi adottare alla nascita da un avvocato e da sua moglie. Quando arrivai al mando, però, loro decisero all’ultimo minuto che preferivano una bambina. Così i miei genitori, che erano in lista d’attesa, ricevettero una chiamata nel bel mezzo della notte: “C’è un bambino, un maschietto, non previsto. Lo volete?”. Loro risposero: “Certamente”. Solo dopo, mia madre biologica scoprì che mia madre non si era mai laureata e che mio padre non aveva neanche finito il liceo. Rifiutò di firmare le ultime carte per l’adozione. Accettò di farlo mesi dopo, solo quando i miei genitori promisero formalmente che un giorno io sarei andato al college.

Diciassette anni dopo andai al college. Ma ingenuamente ne scelsi uno costoso tanto quanto Stanford e tutti i risparmi dei miei genitori finirono nelle tasse universitarie. Dopo sei mesi, non riuscivo a vederci nessuna vera opportunità. Non avevo idea di quello che avrei voluto fare della mia vita e non vedevo come il college potesse aiutarmi a capirlo. Eppure ero là, a spendere tutti quei soldi che i miei genitori avevano messo da parte lavorando una vita intera. Così decisi di mollare e avere fiducia che tutto si sarebbe risolto nel migliore dei modi. Era piuttosto spaventoso all’epoca, ma guardandomi indietro è stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’attimo stesso in cui abbandonai il college, smisi di seguire i corsi che non mi entusiasmavano e cominciai invece a frequentare quelli che trovavo più interessanti.

Non fu tutto rose e fiori. Non avevo più una camera nel dormitorio ed ero costretto a dormire sul pavimento delle camere dei miei amici. Riportavo al negozio le bottiglie di Coca Cola vuote per avere i cinque centesimi di deposito e poter comprare da mangiare. E tutte le domeniche camminavo per sette miglia attraverso la città per avere finalmente l’unico buon pasto della settimana all’Hare Krishna. Adoravo tutto questo. E quello che trovai seguendo la mia curiosità e la mia intuizione risultò, solo dopo, essere senza prezzo.

Vi faccio subito un esempio. Il Reed College all’epoca offriva probabilmente la migliore formazione del Paese in calligrafia. In tutto il campus ogni poster, ogni etichetta, ogni cartello era scritto a mano con grafie bellissime. Dato che avevo mollato i corsi ufficiali, decisi che avrei seguito il corso di calligrafia per imparare a scrivere così. Fu lì che imparai i caratteri serif e sans serif, la differenza tra gli spazi che dividono le differenti combinazioni di lettere, quello che rende eccezionale un’eccezionale stampa tipografica. Era bello, storico, artistico e raffinato in un modo che la scienza non è in grado di offrire e io ne ero completamente affascinato.

Nessuna di queste cose però aveva alcuna speranza di trovare un’applicazione pratica nella mia vita. Ma dieci anni dopo, quando ci trovammo a progettare il primo Macintosh, tutto quello che avevo imparato mi tornò utile. E lo utilizzammo tutto per il Mac. E’ stato il primo computer dotato di una bellissimo tipografia. Se non avessi mai lasciato il college e non avessi mai partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe probabilmente mai avuto caratteri tipografici differenti o font spaziati in maniera proporzionale. E dato che Windows ha copiato Mac, è probabile che non ci sarebbe stato nessun personal computer con quelle capacità. Se non avessi mollato il college, non avrei mai frequentato quel corso di calligrafia e i personal computer potrebbero non avere quelle stupende capacità tipografiche che ora hanno. Chiaramente, quando ero al college, era impossibile unire i puntini guardando al futuro. Ma è diventato molto, molto chiaro dieci anni dopo, quando ho potuto guardarmi indietro.

Di nuovo, non è possibile unire i puntini guardando avanti; potete solo unirli guardandovi indietro. Dovete aver fiducia che, in qualche modo, nel futuro, i puntini si potranno unire. Dovete credere in qualcosa – il vostro ombelico, il destino, la vita, il karma, qualsiasi cosa. Questo tipo di approccio non mi ha mai lasciato a piedi e ha sempre fatto la differenza nella mia vita.

La mia seconda storia riguarda l’amore e la perdita
Io sono stato fortunato: ho trovato molto presto quello che amo fare. Io e Woz fondammo la Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Lavorammo duramente e in 10 anni Apple, da quell’azienda fatta di noi due e un garage, si è trasformata in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L’anno prima realizzavamo la nostra migliore creazione – il Macintosh – e io compivo 30 anni. L’anno seguente fui licenziato. Come si fa ad essere licenziati dall’azienda che tu stesso hai creato? Facile: quando Apple divenne più grande, assunsi qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l’azienda insieme a me e per il primo anno le cose andarono molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro cominciarono a divergere e alla fine arrivammo ad uno scontro. Quando questo successe, la commissione dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni, io ero fuori. E in maniera piuttosto plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era perso e io devastato.

Per alcuni mesi non seppi assolutamente che cosa fare. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me – come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu talmente un fallimento pubblico che presi anche in considerazione l’ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: amavo ancora quello che avevo fatto. Ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato di un bit questo amore. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo.

Non me ne resi conto allora, ma essere licenziato dalla Apple era stata la miglior cosa che mi potesse capitare. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.

Durante i cinque anni successivi fondai un’azienda chiamata NeXT, un’altra azienda chiamata Pixar e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar produsse il primo film d’animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più famoso al mondo. In un significativo susseguirsi di eventi, la Apple comprò NeXT, io ritornai alla Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è ora il cuore dell’attuale rinascita di Apple. E io e Laureen abbiamo una meravigliosa famiglia.

Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina molto amara, ma credo che il paziente ne avesse bisogno. Qualche volta la vita ci colpisce come un mattone in testa. Ma non perdete la fede. Sono convinto che l’unica cosa che mi trattenne dal mollare tutto sia stato l’amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quello che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita e l’unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l’avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre più bello con il passare degli anni. Perciò continuate a cercare finché non lo avrete trovato. Non vi accontentate.

La mia terza storia riguarda la morte
Quando avevo 17 anni lessi una citazione che suonava più o meno così: “Se vivrai ogni giorno come se fosse l’ultimo, sicuramente una volta avrai ragione”. Mi colpì molto e da allora, per gli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta era “no” per troppi giorni di fila, capivo che c’era qualcosa che doveva essere cambiato.

Ricordarmi che morirò presto è il più importante strumento che io abbia mai trovato per fare le grandi scelte della mia vita. Perché quasi tutte le cose – tutte le aspettative di eternità, tutto l’orgoglio, tutte le paure di imbarazzi o fallimenti – svaniscono di fronte all’idea della morte, lasciando solo quello che c’è di realmente importante. Ricordarsi che dobbiamo morire è il modo migliore per non cadere nella trappola di pensare che abbiamo qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione per non seguire il vostro cuore.

Circa un anno fa mi fu diagnosticato un cancro. Alle sette e mezzo del mattino feci la scansione che mostrava chiaramente un tumore al pancreas. Non sapevo neanche che cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che si trattava di un cancro che era quasi sicuramente di tipo incurabile e che avrei avuto si e no 3 mesi di vita. Mi dissero di andare a casa e sistemare le mie faccende (che è il codice dei dottori per dirti di prepararti a morire). Questo significa che dovevo prepararmi a dire ai miei figli, in pochi mesi, tutto quello che pensavo di avere ancora una vita per dire. Significa che dovevo essere sicuro che tutto fosse organizzato in modo tale che per la mia famiglia fosse il più semplice possibile. Significa che dovevo dire i miei “addii”.

Vissi con il responso di quella diagnosi per tutto il giorno. Quella sera mi fecero una biopsia, in cui ti infilano un endoscopio giù per la gola, attraverso lo stomaco fino all’intestino per inserire un ago nel pancreas e prelevare alcune cellule del tumore. Io ero sotto anestesia, ma mia moglie – che era lì – mi raccontò che quando i medici videro le cellule al microscopio iniziarono a piangere, perché avevano appena scoperto che avevo una forma di cancro molto rara e curabile con un intervento chirurgico. Mi sottoposi all’intervento chirurgico e adesso sto bene.

Quella fu la volta in cui mi avvicinai di più alla morte e spero che, per qualche decennio, sia anche l’ultima. Essendoci passato, posso parlarvi adesso con un po’ più di certezza di quando la morte fosse per me solo un concetto astratto.

Nessuno vuole morire. Anche le persone che vogliono andare in paradiso non vogliono morire per andarci. Ma comunque la morte è la meta che tutti abbiamo in comune. Nessuno gli è mai sfuggito. Ed è come deve essere, perché molto probabilmente la morte è la più grande invenzione della vita. E’ l’agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per far posto al nuovo. Ora, il nuovo siete voi, ma un giorno non troppo lontano diventerete gradualmente il vecchio e sarete spazzati via. Mi dispiace essere così drammatico, ma è la pura verità.

Il vostro tempo è limitato, per cui non lo sprecate vivendo la vita di qualcun altro. Non fatevi intrappolare dai dogmi, seguendo i risultati del pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui offuschi la vostra voce interiore. E, cosa più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e le vostre intuizioni. In qualche modo loro sanno che cosa volete veramente. Tutto il resto è secondario.

Quando ero ragazzo esisteva una meravigliosa rivista che si chiamava The Whole Earth Catalog, che era una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Stewart Brand non molto lontano da qui, a Menlo Park, e Stewart ci mise dentro tutto il suo tocco poetico. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer e dell’editoria elettronica, quindi la rivista era interamente creata con macchine da scrivere, forbici e polaroid. Era una specie di Google in versione cartacea, 35 anni prima che Google fosse inventato: era idealistica, traboccante di strumenti chiari e concetti meravigliosi.

Stewart e il suo gruppo pubblicarono vari numeri di The Whole Earth Catalog e quando arrivarono alla fine del loro percorso, pubblicarono il numero finale. Era più o meno la metà degli anni Settanta e io avevo la vostra età. Nell’ultima pagina di questo numero c’era una fotografia di una strada di campagna al mattino presto, quel tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete abbastanza avventurosi. Sotto la foto erano scritte queste parole: “Stay Hungry. Stay Foolish”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso. E adesso che vi laureate per cominciare una nuova vita, lo auguro a voi. Stay Hungry. Stay Foolish. Grazie a tutti."