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Scritto in origine da alex86r
Ciao Cruth, benvenuto, hai fatto bene a presentarti! 
Che quadro inquietante (ed interessante), puoi dirmi dove l'hai trovato? Mi ha incuriosito.
Andando con ordine. (anche perché inquietanti lo sono tutti e due, in fondo).
Il quadro che ho nell'avatar si chiama Santa Muerte, uno dei quadri che l'artistia Sylvia Ji ha dipinto ispirandosi alle festività dei morti in Messico (di cui, effettivamente, la Santa Morte è protettrice). Dovrebbe essere del 2009, se ricordo bene.
Il quadro che ho nella firma invece è un' opera di Asger Jorn, uno dei più importanti rappresentanti della Internazionale Situazionista, movimento artistico della francia anni '60, in teoria ancora attivo.
Jorn, prendendo quadri di fattura commerciale nei negozi per arredi, li rilavorava seguendo i dettami della filosofia Situazionista, che ambiva a creare quello che veniva chiamato "detournement", lo straniamento di oggetti di vita comune dalla realtà borghese che risultasse rivoluzionario, cosa che si allargava anche alle geografie della città (leggi Parigi).
Neanche a dirlo il movimento fu tra i principali precursori, sostenitori e agitatori del Maggio Francese. Il suo principale esponente, Guy Debord, ha scritto un testo ("La società dello spettacolo") che poneva già all'epoca la teorizzazione di quello che è poi diventata la nostra società, sempre più legata alla rappresentazione di sé stessa che ad altro (per farla breve, ce ne sarebbe da dire).
Il quadro in questione si chiama "L'avanguardia non si arrende" (originale "L'avant-gard se rend pas" ).
Jorn, partendo dal quadro di una bimbetta in abito bianco, disegna un graffito che quasi si contorce e pulsa sullo sfondo, riprendendo il nome dell'opera. Alla bimbetta disegna due baffetti da duro, dandole un'impressione di mascolinità e decisione. La corda per saltare tra le sue mani arriva quasi a sembrare così una fionda o una garrotta, che serva per lottare e non arrendersi.
In realtà Jorn esegue quest opera in un momento in cui all'avanguardia artistica forse non rimane che arrendersi, quindi il fatto che l'avanguardia non si arrenda non è una tronfia sentenza, quanto un'amara constatazione, poiché quella che vive è solo agonia senza speranze di sbocchi futuri, almeno così come era definita in quel momento, l'avanguardia storica.
Il quadro, se non ricordo male, è del 1967, un periodo in cui stanno iniziando già le prime crisi anche all'interno dell'IS.
Quindi, a cavallo tra la cronaca di una fine annunciata, e la speranza di una nuova possibile espressione per "l'arte antagonista" se rinuncerà di nuovo a tutte le sue definizioni.
Io lo trovo molto interessante.

"L'avant-gard se rend pas"

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