Poche persone si rendono conto che i videogiochi hanno una sceneggiatura, una trama, sono l'espressione di chi le crea, faccio un esempio banale: se ad un programmatore piace l'horror farà un gioco horror; se gli piace l'avventura farà un adventure; e non solo ma se gli piace l'azione lo imposterà con armi, salti etc., se gli piace la riflessione lo imposterà come punta e clicca e senza il game over, insomma sono tutti esempi banali ma secondo me rendono perfettamente l'idea di "mettere l'anima alla propria opera".
Ma forse ho capito dove sta il problema: siccome i videogiochi sono produzioni recenti non hanno il fascino dell'antichità e quindi si usa l'equazione gioco=ragazzini; probabilmente anche la scultura, se fosse nata oggi, la denigrerebbero dicendo "cosa c'è di bello nello scalpellare un sasso?", potere dell'ignoranza e dello scanso a priori della novità.