Buondi, ora down di nuovo...
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È arrivato il giorno del grande ritorno del vulcanico imprenditore, Kim DotCom , già fondatore di MegaUpload. Un anno fa veniva tratto in arresto con un’operazione poliziesca d’impatto hollywoodiano dell’FBI. Oggi, la resurrezione: Kim DotCom ha inviato un Tweet che afferma che, a un anno dalla distruzione di #Megaupload da parte del governo USA, nasce Mega. Mega offre 50 GB di immagazzinamento agli utenti del servizio gratuito. “La Nuova Zelanda sarà la casa del nostro nuovo sito – aveva anbnunciato Kim Dotcom tempo fa -. Alimentato dalla legalità e protetto dalla legge”. Mega assomiglia a Dropbox e a Google Drive, dunque dovrebbe essere legale; Mega scommetta sulla crittografia.
Uno degli imprenditori più odiati dalle case discografiche, dalla RIAA e da MPAA, rinasce e conquista subuito enorme popolarità: il traffico del sito è già pesante. Del resto, Megaupload contava 50milioni di visitatori al giorno. Informatico ed imprenditore tedesco, Kim Dotcom è tornato in Nuova Zelanda, dove ha debuttato il nuovo servizio di archiviazione dati, Mega. Accusato di pirateria informatica dalle autorità statunitensi, Dotcom, si trova in libertà sotto cauzione: è in attesa del processo di estradizione negli Usa.
Tuttavia, man mano che emergono dettagli a proposito dell’indagine su Kim Dotcom, tutta l’operazione dell’FBI assume contorni sempre più imbarazzanti per le autorità. Gli inquirenti hanno perfino spiato illegalmente il fondatore di Megaupload su richiesta ufficiale del governo degli USA. Per quanto surreale possa essere la vita di Kim Dotcom, sembrava che le autorità lo tenessero d’occhio come se fosse un terrorista. Ieri, il premier neozelandese John Key ha fatto sapere di aver saputo di un’inchiesta dell’Ispettore Generale dell’Intelligence e della Sicurezza sulle comunicazioni di Dotcom commissionata dal Government Communications Security Bureau, l’equivalente della CIA per la Nuova Zelanda. Peccato che al GCSB sia vietato “sorvegliare i cittadini neozelandesi o persone residenti permanentemente sul territorio”. Lo scorso luglio un tribunale della Nuova Zelanda ha dichiarato che i sequestri fatti nelle proprietà di DotCom erano illegittimi. Ma il blitz contro Megaupload ha messo in un limbo legale 25 petabyte di dati caticati dai suoi 50 milioni di utenti.
Dati Ipsos registrano un livello di incidenza della pirateria in Italia del 37 percento per danni che si aggirano sui 500 milioni di euro e secondo Tera Consultants invece il comparto musicale perde 300 milioni di euro. Cifre che si trasformano in una perdita di posti di lavoro di 22mila unità all’anno solo in Italia. Ma, secondo un’indagine di TorrentFreak, chi scarica di più sono coloro che dovrebbero essere paladini della legalità, a partire da Disney., Sony e dal Parlamento europeo. Nell’elenco dei downloader di TorrentFreak spiccano anche indirizzi IP di chi dovrebbe essere paladini del copyright come il Dipartimento di Giustizia americano, il grande accusatore di Kim Dotcom. Chi di pirateria ferisce, di pirateria perisce? I confini son sempre sfumati.