una piccola recensione
Far rivivere l’atmosfera del socialismo russo in un piccolo paese austriaco? Non è il folle desiderio di un nostalgico, ma un nuovo videogioco. Si chiama Soviet – Unterzogersdorf (ma si dovrebbe pronunciare oon –taa-tsee-gars-doorf) e a realizzarlo è il gruppo austriaco Monochrom, un collettivo impegnato dal 1993 tra «arte, tecnologia e filosofia», che dice di essere aperto «a ogni campo di sperimentazione». Dai videogiochi ai film ai viaggi virtuali. Ma con un denominatore costante: la manipolazione culturale.
Scaricabile on line, il gioco miscela finzione e realtà: è ambientato in un paesino del nord dell’Austria, con tanto di mappa che ne indica esattamente la posizione, un pugno di case che si presenta al giocatore come l’estrema, residua propaggine dell’Urss, l’ultima repubblica socialista e sovietica ancora superstite. Soviet – Unterzogersdorf si configura come un classico gioco d’avventura, in cui il protagonista, il segretario del partito, deve superare diverse prove per riuscire a respingere l’invasione della cultura occidentale.
Il gioco, molto curato nei dettagli e nella colonna sonora che è di Negativland e di Jazz Dance Combinat, si apre con un’enorme stella rossa e magniloquenti inni sovietici, ironicamente accostati ad un panorama di squallore e povertà.
La veste grafica è rigorosamente superata: i personaggi si muovono in modo meccanico in ambientazioni volutamente semplici, mentre i dialoghi sono esclusivamente in russo con sottotitoli in inglese e tedesco. I più raffinati mezzi tecnologici sono banditi, perché secondo gli autori soltanto un gioco dall’aspetto un po’ retrò e “superato” poteva essere la cornice perfetta per ricreare l’atmosfera ormai scomparsa di Soviet – Unterzogersdorf.
Non è risparmiata una satira pungente nei confronti di un sistema politico a pezzi, il cui eroe è impersonato dal goffo Vladislav: un segretario di partito cicciotello e dall’aria poco furba, che accoglie il giocatore in un mare di immondizia. Ma quella di Monochrom non è soltanto una banale sarcasmo politico perché nel prendere le distanze dalla realtà corrotta e fatiscente del socialismo russo, si percepisce anche una certa nostalgia per un mondo diverso, forse mai esistito: un mondo orribile, ma che lasciava lo spazio al sogno di un mondo migliore.
Così Vladislav può essere interpretato come uno squallido funzionario di partito, infarcito di retorica vetero-comunista ma anche, nella sua tenace resistenza agli attacchi dei “nemici” occidentali, come un personaggio quasi eroico.
Ne deriva un gioco esilarante e coinvolgente, ma anche, per la complessità e la ricchezza di riflessioni che suscita, una consapevole provocazione artistica.
Flavia De Sanctis Mangelli unita.it